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Il lato pop della cultura

Dal desiderio di valorizzare l’immenso patrimonio culturale generato nei primi 15 anni di Dynamo Art Factory è nata l’idea di Fondazione Dynamo Arte. 

Con l’obiettivo di alimentare la propria collezione e di promuovere la diffusione della cultura artistica come bene comune

L’arte, la cultura e la creatività come patrimonio dell’essere umano che nutre, educa, include. Questa è la filosofia di Arte per il sociale alla base del mondo Dynamo, che quindici anni fa ha portato alla nascita del progetto dei laboratori di Dynamo Art Factory e oggi all’idea di una fondazione che si propone di promuovere concretamente quest’approccio accessibile e inclusivo alla Bellezza, come diritto fondamentale inseparabile da quello di Felicità. Tutto è cominciato nel 2009, quando fra le prime attività di Terapia Ricreativa Dynamo proposte ai ragazzi ospiti al Camp sono stati introdotti i laboratori di Dynamo Art Factory. Niente a che vedere con l’arte terapia o l’art&craft, bensì un progetto pensato e strutturato con la visione inclusiva del metodo Dynamo. Si tratta, infatti, di laboratori ispirati a quelli presenti nei musei all’avanguardia del mondo anglosassone, col plus che a Dynamo gli artisti affermati vengono coinvolti gratuitamente con l’obiettivo di realizzare un progetto strutturato ad hoc secondo i propri canoni espressivi e i bisogni particolari dei bambini e degli adolescenti con gravi patologie ospiti.

Le premesse erano positive ma, come spesso accade a Dynamo, il risultato ha superato le aspettative sotto molteplici aspetti.

Se da un lato l’incontro fra la magia del luogo, il genio degli artisti e la fantasia dei bambini ha permesso ai giovanissimi di divertirsi ed esprimere col linguaggio preverbale dell’arte quanto è difficile da comunicare a parole, dall’altro lato questo connubio ha dato vita a opere sorprendenti anche da un punto di vista della qualità formale. «Fin dal primo momento abbiamo voluto puntare all’eccellenza, i primi anni non era semplice portaregrandi artisti al Camp», racconta Diva Moriani, ideatrice e direttrice del progetto. «Poi i risultati e il passaparola hanno fatto sì che fosse la stessa comunità degli artisti a iniziare a seguirci con entusiasmo, candidandosi spontaneamente e mostrando gratitudine per l’esperienza umana e professionale fatta al Camp. Basti pensare che per favorire il flusso creativo la nostra regola è che ogni artista lavori con noi solo una volta, tuttavia spesso accade che gli artisti decidano di donare loro opere per sostenere il progetto, in cui credono e investono risorse creative e di tempo».

NIENTE A CHE VEDERE CON L’ARTE TERAPIA O L’ART&CRAFT, BENSÌ UN PROGETTO PENSATO E STRUTTURATO CON LA VISIONE INCLUSIVA DEL METODO DYNAMO


LABORATORIO CON LOREDANA LONGO

L’artista ha proposto la realizzazione di una delle sue iconiche sculture Victory, ragionando sul dualismo intrinseco del termine vittoria. I ragazzi hanno realizzato l’opera attraverso un processo di stampaggio a colata in stampi di silicone e l’hanno poi demolita con martelli e altri utensili.

LABORATORIO CON PAOLO TROILO

I ragazzi si sono cimentati nel ritratto di grandi personaggi dell’arte contemporanea con le dita, tecnica tipica della produzione artistica di Troilo. I ritratti sono stati poi montati in un video, in modo che “urlassero” il claim della mostra di Dynamo Art Factory: «L’arte è wow!».

LABORATORIO CON ALESSANDRO PAPETTI

Cinque anni dopo la sessione a Dynamo, l’artista è tornato a lavorare con i camper in Triennale Milano per creare insieme un nuovo bosco riempito da sogni e desideri. Utilizzando il metodo della pittura gestuale i ragazzi hanno dipinto una foresta abitata da animali ed elementi frutto della loro fantasia.

LABORATORIO CON VELASCO VITALI

L’artista ha chiesto ai ragazzi di realizzare una serie di disegni che avessero come protagonista il cane. Le opere sono state poi montate in un video, il cui audio è costituito dai rumori prodotti durante il workshop (come quello delle matite sul tavolo) e dalle voci dei ragazzi alterate in suoni.

Art factory nella mostra della Triennale di Milano

“Art is wow!”, staged last spring, celebrated 15 years of encounters between celebrated artists and guests at Camp

«L’arte è wow!», andata in scena la scorsa primavera, ha celebrato 15 anni di incontri fra celebri artisti e gli ospiti del Camp

A fianco, «Terzo Paradiso», opera realizzata da Michelangelo Pistoletto con le famiglie di Dynamo Camp. Nella pagina a fianco, l’ingresso della mostra in Triennale Milano: un percorso a ritroso che, partendo dai recenti lavori di arte digitale, racconta le diverse sfaccettature di un progetto che ha coinvolto negli anni protagonisti d’eccellenza dell’arte contemporanea, grandi maestri e artisti emergenti, abbracciando un’ampia ed eterogenea varietà di linguaggi.

Con la curatela di Diva Moriani e Marco Bazzini, presso Triennale Milano dall’8 febbraio al 26 marzo 2023, è andata in scena una selezione di alcune delle opere che, prestandosi a una doppia lettura, ripercorrono la storia dell’incontro fra artisti e ospiti Dynamo, ma anche delle molteplici tendenze e linguaggi dell’arte contemporanea dell’ultimo quindicennio. Così in mostra è stato possibile imbattersi nei lavori realizzati dai ragazzi con la guida di maestri del secondo dopoguerra del calibro del padre dell’arte povera Michelangelo Pistoletto o del poeta delle cancellature Emilio Isgrò, ma anche dei talenti del contemporaneo oggi più in voga come Marzia Migliora, Loredana Longo, Goldschmied & Chiari, Gian Maria Tosatti. Il minimo comune denominatore: divertimento e accessibilità, che a Dynamo significa mettere al centro l’espressione emotiva, la scoperta delle proprie risorse e le relazioni, l’incontro con l’altro, in questo caso attraverso lo strumento privilegiato del linguaggio dell’arte. Fra i lavori iconici le tele di Alfredo Pirri che, lavorando con bambini ipovedenti, ha scelto di utilizzare un pigmento di profumata liquirizia per rendere fruibile l’opera, o i quadri sensoriali di Francesca Pasquali, che ha coinvolto l’utenza nell’assemblaggio di cannucce colorate. Se Omar Hassan ha permesso agli adolescenti di trasformare la rabbia in potenza creativa prendendo a cazzotti la tela con guantoni da pugilato imbevuti di colore, Velasco Vitali ha sensibilizzato sulla sostenibilità coinvolgendo i giovani partecipanti nelle sue sculture fatte di iuta e scarti di pellame. A simboleggiare il concetto di gruppo il David in scala 1:1 realizzato con la guida di Andrea Crespi attraverso cento linee tracciate da altrettanti ragazzi o il lavoro ideato da Giovanni Ozzola e posto sullo scalone d’onore della Triennale: un cielo punteggiato di 87 stelle, una per ogni ragazzo che ha preso parte al progetto creativo. Per rendere l’arte più accessibile e fare respirare il museo come luogo vivo, la rassegna – visitabile in modo gratuito – è stata accompagnata da un calendario di laboratori rivolti ad associazioni di patologia e scuole del territorio condotti da artisti e Staff Dynamo e da talk di esperti del settore. Fra gli eventi in calendario anche l’inaugurazione della Dynamo Art Gallery sul metaverso di Over in contemporanea con un’asta sul marketplace.

Superare durante la NFT Night interamente dedicata al tema della crypto arte per il sociale.

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