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Cosa significa essere siblings

Anche i fratelli e le sorelle dei campeggiatori possono divertirsi a Dynamo, con i genitori o in sessioni dedicate. Un’opportunità per conoscere altri ragazzi che, come loro, vivono una condizione di malattia in famiglia e cominciare a vedere tutto da un’altra prospettiva.

«Quando ho saputo che anche mio fratello sarebbe venuto a Dynamo nelle sessioni Siblings, mi sono un po’ arrabbiato. Ho sempre considerato il Camp come un premio di consolazione per ciò che la vita mi ha tolto, stando a lungo in ospedale, non potendo vedere gli amici, né com’è il mondo. Pensavo che mio fratello non ne avesse il diritto, dato che questo è un luogo dedicato a chi ha avuto dalla vita solo limoni spremuti in faccia. Poi, però, ho capito che è giusto che lo provino anche altri, affinché capiscano che cos’è Dynamo e che cos’è il vero divertimento. È come un regalo che Dynamo fa ai nostri fratelli, che forse sono stati in pena per noi, quando eravamo in ospedale…».

Le parole di Gabriele, campeggiatore adolescente, esprimono con disarmante autenticità il senso delle sessioni Siblings di Dynamo, quelle che accolgono i fratelli e le sorelle sani dei campeggiatori. Quando la vita familiare è completamente alterata dalla malattia di un bambino, anche i fratelli ne risentono, vedendo spesso trascurati i propri bisogni ed essendo costretti a difficili adattamenti. Si tratta di un’esperienza emotiva complessa, caratterizzata da oscillazioni e talora anche da conflitti, cui si somma l’intreccio di sentimenti provati verso il fratello, che può essere oggetto di gelosia e di rabbia oppure di amore e preoccupazione, anche in modo alternato. . Così, le sessioni Siblings offrono anche a questi ragazzi la possibilità di riappropriarsi della propria infanzia, o adolescenza, in un ambiente protetto e divertente, oltre all’opportunità di condividere una settimana spensierata con altri coetanei che vivono la loro stessa situazione.

Simona, ventenne, studentessa di medicina che vive a Barletta, è stata al Campus una settimana ad aprile, in qualità di Sibling, con i suoi genitori e il fratello, Francesco. «Il primo giorno ero un po’ spaesata», confessa. «Poi, invece, ho cominciato a parlare, a relazionarmi, a condividere e mi sono sentita sempre più a mio agio. Se all’inizio non riuscivo neanche ad alzarmi a ballare, alla fine della settimana non mi sono persa neanche una canzone. Mi sono sentita accolta da tutti». Simona spiega con franchezza e un po’ di emozione che cosa significa essere Sibling nella vita di tutti i giorni: «Ho sofferto molto la solitudine: innanzitutto nella mia città non conosciamo nessuno che vive la nostra stessa condizione; inoltre, non parlo della malattia di mio fratello con gli amici ed evito di postare video o foto assieme a lui per non dover rispondere a domande scomode. Tuttora non riesco a parlare di lui senza piangere. A Dynamo, però, mi sono trovata improvvisamente insieme a famiglie che condividevano le nostre stesse difficoltà, e questo mi ha dato tanta forza per affrontare la vita. Ho conosciuto altre ragazze, con cui sono ancora in contatto: ho scoperto che anche loro si sentono sole come me e non riescono a parlarne. Con una in particolare ho condiviso le sensazioni più intime, come la paura di allontanarsi da casa, anche solo per andare all’università, che per noi Siblings significa privare la famiglia di un aiuto. Dynamo mi ha permesso di vedere tutto da un’altra prospettiva, di comprendere che io non sono solo “la sorella di Francesco”, ma Simona. D’altro canto, è stato bello vederlo integrarsi con gli altri, proprio lui che normalmente sta sempre e solo con noi. Non voleva più tornare a casa! E anche io sono rientrata gioiosa, piena di carica, con la sensazione di poter spaccare il mondo. Ringrazio Francesco perché se oggi sono così lo devo a lui: le sue difficoltà mi hanno fortificato. Spero di riuscire a diventare volontaria a Dynamo, ci terrei tanto a essere di supporto allo staff, specialmente nelle sessioni Siblings».

Anche Angelina, 13 anni, milanese, è una Sibling, che tra balli e arrampicate ha conosciuto il Campus nel programma Famiglie. Solitamente non frequentiamo gente che vive la nostra stessa condizione, per questo ho sempre creduto di essere “l’unica”. Pensavo, quindi, di trovarmi sola anche a Dynamo», rivela. «Non avrei mai immaginato, invece, di incontrare, proprio durante questa esperienza, quella che è diventata la mia migliore amica, con cui ho potuto condividere confidenze e anche tanto divertimento. Ancora oggi, basta riascoltare una canzone sentita a Dynamo per rivivere le stesse emozioni. Anche mio fratello, Ugo, si è divertito tantissimo, sembrava sulle nuvole!». Daniela, la mamma di Angelina, racconta: «Con gli altri genitori a un certo punto ci siamo chiesti: perché ci regalano questa settimana di magia? La risposta l’abbiamo capita alla fine dell’esperienza: per farci capire che si può superare la barriera psicologica che il mondo ti impone. Qui sei circondato da sorrisi e puoi dare fiducia. Pensando che potremo tornare, abbiamo già la pelle d’oca».

I Siblings possono godere della Terapia Ricreativa anche fuori dal Campus. Grazie all’accordo con Triennale Milano, per esempio, lo staff Dynamo ha portato le sue attività nel capoluogo lombardo, in uno spazio dedicato e allestito all’interno del Palazzo dell’Arte per realizzare programmi di Dynamo Art Factory, Radio Dynamo, Dynamo Musical, Dynamo Studios, piccola attività di circo e youtubing, rivolti gratuitamente non solo a bambini e ragazzi con patologie gravi e croniche, ma anche ai loro fratelli e sorelle in modo inclusivo. Le attività quotidiane sono partite a maggio, ma da giugno ad agosto vengono organizzati anche City Camp settimanali. Dallo spazio in Triennale Milano, inoltre, lo staff Dynamo trasmette programmi online rivolti a bambini con gravi patologie accolti in ospedali e case famiglia.

Fonte: DYBC MAGAZINE

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